- Joel: Aspetta!
- Clementine: Che c'è?
- Joel: Non lo so!
- Clementine: Che cosa vuoi!?
- Joel: Aspetta... Aspetta! Voglio soltanto che aspetti un po'.
- Clementine: (pausa)Va bene.
- Joel: Davvero?
- Clementine: Io non sono sono un'idea, Joel, ma una ragazza incasinata che cerca la sua pace mentale, non sono perfetta.
- Joel: Non riesco a vedere niente che non mi piaccia in te, ora non ci riesco.
- Clementine: Ma lo vedrai, ma lo vedrai! Certo col tempo lo vedrai, e io invece mi annoierò con te, mi sentirò in trappola perché è cosi che mi succede.
- Joel: Okay.
- Clementine: Okay... Okay!?
- Joel: Okay.

Se mi lasci ti cancello
Michel Gondry

ci sarà la pentola d'oro?

il mio passato

Spesso ripeto sottovoce
che si deve vivere di ricordi solo
quando mi sono rimasti pochi giorni.
Quello che è passato
è come se non ci fosse mai stato.
Il passato è un laccio che
stringe la gola alla mia mente
e toglie energie per affrontare il mio presente.
Il passato è solo fumo
di chi non ha vissuto.
Quello che ho già visto
non conta più niente.
Il passato ed il futuro
non sono realtà ma solo effimere illusioni.
Devo liberarmi del tempo
e vivere il presente giacché non esiste altro tempo
che questo meraviglioso istante.

Alda Merini

giovedì 28 ottobre 2010

Quell' assoluta leggerezza.

Da qualche giorno, colpevole il mio stato di salute cagionevole, ragiono, penso e ricordo. Più di una volta il mio pensiero è caduto sugli anni del liceo. Anni ora indimenticabili che all'epoca sembravano l'inferno. Oggi riesco a capire perchè si dia tanto importanza all'adolescenza, perchè la si definisca "l'età che non torna più". Solo ora che sono passati degli anni, che ho una laurea in tasca e un pugno di mosche nelle mani ripenso a quei momenti ma più di tutto rivivo quell'assoluto senso di leggerezza che caratterizzava quegli anni e che solo odesso avverto sulla mia pelle riuscendolo ad apprezzare a pieno.Quel senso di totale ingenuità verso un futuro sconosciuto, quella sensazione che faceva paura ma allo stesso tempo ti elettrizzava perchè pensavi che tutto fosse possibile. Quella fiducia estrema nel mondo e nel prossimo. Quella beata ignoranza verso i meccanismi del mondo dei "grandi". Quel sentirsi ancora piccoli per tante cose e quella sensazione di protezione che a volte questo ti dava. Quei pianti per il 4 alla versione di greco e la gioia per il 7 in italiano. Quei :"La prof non mi può vedere!" e i discorsi con le amiche sui ragazzi del liceo, sulla moda, sull'ultimo taglio o sulle scarpe e le dediche sul diario piene di TVTTTTTB!Io appartengo alla classe di diploma '06, l'ultima generazione prima che l'era virtuale irrompesse tra gli adolescenti. Facebook ancora non esisteva e msn era solo un prototipo, i blog erano , per me, delle entità lontane. Facevamo ancora una dei cellulari e degli sms con le relative Infinity cards...
Che bello ricordare il giro sul motorino di nascosto, il ritardo perenne alla prima anche se abiti a 10 minuti dalla scuola. Le battute con Matteo e con i ragazzi, i pomeriggi a casa delle compagne di classe più care, i discorsi sui libri assegnati dalla prof, i cortei a Salerno contro la guerra, le liti fuori dalla scuola contro i soliti 2 sfigati che entravano sempre, la paura per l'interrogazione di chimica....
Tutti questi momenti, che a quei tempi vivevo con angoscia, adesso mi sembrano così belli e così pieni di gioia di vivere, così importanti per la propria crsecita!
Forse è vero che le cose le apprezzi solo quando non le hai più. Io rivorrei tanto quell'assoluta leggerezza che non ritornerà più nella mia vita, almeno nella stessa forma. Perchè? Perchè si cresce, si impara a divenatere disillusi, a non avere così tanta fiducia nel prossimo e nel futuro. Perchè il giro al bar del tuo paese il sabato sera non ti basta più, perchè hai lo sguardo proiettato su altro. Però quant'è bello, di tanto in tanto, tornare indietro e scoprire che quegli anni e quella scuola che ti faceva così tanta paura, li puoi tranquillamente e felicemente inserire nell'album dei ricordi più belli!
Per chi riscopre la propria assoluta leggerezza e per compagni e le compagne di quegli anni!

domenica 17 ottobre 2010

A cosa devo credere?

Avrei voluto re-inaugurare questo piccolo spazio telematico per esplicare tutta una serie di considerazioni sulla mia persona ma ora come ora le ritengo inutili, banali e personali. Avrei voluto parlare di molte cose e forse di niente, avrei voluto ma non lo faccio. Perchè?
Perchè mi rendo conto di essere un individuo che vive in un tessuto sociale e che, da un pò di tempo a questa parte, nel suo piccolo fa ben poco per migliorarlo. Fu fb (ebbene si, anch'io faccio parte del "gruppone" di fb)ho letto un articolo molto interessante sui DAMS(corso di studio da me intrapreso) d'Italia che affrontava le diverse problematiche inerenti ai giovani studenti che decidono di iscriversi a quello che è corsiderato un corso di studio "inutile" e che finiva con il parlare implicitamente- ma neanche tanto- del fallimento della generazione del '68, genarazione da cui è nato il suddetto corso di studio.
Questa lettura unita ad altre idee che pullulavano nella mia testa già da un pò di tempo, hanno dato vita alle considerazioni sulla mia generazione, sui giovani e sui "grandi" che mi appresto ad elencare:
1- Si parla tanto di giovani in un Paese che di giovane non ha niente,in un Paese dove i giovani che vanno avanti sono gli ereditieri delle famose caste.
2- I giovani sono vittieme/carnefici di questo modo di pensare e del fatto che nulla migliori perchè con la loro voluta assuefazione mentale nata da una sottocultura pseudo- pop sono complici della continua affermazione delle "baronie" e delle "caste".
3- La cosa più triste e squallida è che purtroppo il sistema pensiero dominante nella nostra società ed imperante tra in giovani sia che la laurea si debba prendere tanto per avere il "pezzo di carta". E questo non avviene solo nei Dams d'Italia- cosa molto triste in quanto in questi luoghi più che in altri la cultura dovrebbe essere la Regina indiscussa- ma in TUTTE E DICO TUTTE la facoltà d'Italia.

Quanti di noi hanno ben chiaro cio che vogliono dal proprio futuro?
Quanti preferiscono procrastinare più o meno consciamente il famoso interrogativo: che voglio fare della mia vita? Cosa farò da grande?
E quanti lottano realmente per realizzare i modo onesto e meritocratico il proprio obiettivo?
Diciamoci la verità se questo sistema, che ha alla base questo tipo di pensiero, impera nella nostra società e tra noi giovani è perchè ereditiamo la disillusione, l'amarezza e la frustrazione della generazione precedente che a sua volta eredita in modo più o meno diretto le disillusioni e le frustrazioni di una generazione che non ha creduto fino in fondo nel '68.
Il mio tono provocatorio nesce dalla triste constatazione che nella nostra società non ci sono vittime ma nel nostro piccolo siamo tutti dei carnefici.
Io sono carnefice quando taccio perchè meschinamente penso al mio tornaconto e penso:" Ma chi mò fa ffà?!".
Il collega di università è carnefice quando sceglie esami a cazzo perchè si deve "laureare" e non "può perdere tempo", ma dove c...o devi andare???
Svegliati non c'è trippa per gatti? E purtroppo non solo per gli studenti del Dams che in certo senso sanno già di avere un destino segnato ma anche per lo studente di ingegenria molecolare avanzata perchè in questo Paese di caste se non sei il figlio del nipote del nonno di qualcuno devi faticare il quadruplo per guadagnarti qualcosa e non è detto neache che tu co riesca.
E' carnefice chi sceglie il lecchino di turno, che abbassa sempre la testa per non dire la braghe, al posto di una persona meritevole perchè sa che gli darà meno problemi in quanto dirà sempre si.
E chi dice no?
Che fine fa???
Finisce isolato,appestato, pazzo, recluso, condannato a parlare senza che nessuno gli dia ascolto.

La colpa è dell'ipocrisia dilagante nella quale ci hanno fatto crescere. Ci hanno raccontato le favole e ci hanno insegnato a credere nei sogni, che sei "buono" e onesto tutto si risolverà per il meglio ma quando crescendo ci siamo resi conto che è difficile raggiungere un lieto fine in maniera onesta ci hanno detto che siamo degli illusi e dei sognatori.
Perchè allora non avete il coraggio di dire la varità?
Perchè la verità andrebbe a ledere la mentalità perbenista di una società piccolo borghese che sta 3000 ore avanti alla tv a vedere la spettacolarizzazione di un omicidio ma che non si rende conto che il potenziale mostro può essere in chi meno te lo aspetti.
Io sono una che ci ha creduto e che ci crede nelle favole e allo stesso tempo sono anche una persona intelligente che sa interpretare la realtà con un occhio clinico e ormai disincantato e mi chiedo: ma a cosa devo credere???